Durante l'ultimo appuntamento della 19esima Settimana Veronese della Finanza, abbiamo ripercorso le tappe fondamentali di Crédit Agricole e il suo impatto strategico sul mercato finanziario internazionale. A ricostrurire con noi una panoramica dell'istituto bancario è stato Leonardo Valenti, Responsabile Area Territoriale Banca d’Impresa Crédit Agricole Italia.
Cerchiamo di inquadrare Crédit Agricole, qual è la vostra storia?
Sì, è un'occasione molto particolare per noi di Crédit Agricole di essere qui sul territorio, partendo chiaramente da una valenza di Banca Nazionale, per cui riuscire poi a tagliare gli interventi anche sulle singole realtà è sempre un concetto fondamentale. La territorialità delle banche è comunque un elemento importante a prescindere dal fatto che sia una banca nazionale o, come nel nostro caso, di rilievo internazionale. L’Agricole ha radici antiche sul territorio nazionale italiano, sono circa cinquant'anni che è presente sul territorio nazionale. L’Agricole era parte del capitale di I ntesa fino al 2008, quando Intesa si è poi fusa con San Paolo. Questo ha creato una rivoluzione importante anche nell'ambito dell'azionariato. L’Agricole ha deciso di puntare sul mercato italiano e ha chiesto a Intesa la vendita di Cariparma, all’epoca un asset importante. Da qui è iniziato un processo di evoluzione determinante per noi. A livello generale questo si è accompagnato nel tempo all'ingresso di asset come Friuladria, di Carispezia e poi nel tempo di una serie di acquisizioni che sono andate dalla San Miniato, dalla Rimini alla Cesena fino all'ultima acquisizione, di Creval, che è stato un un passaggio importante per noi nel 2019. Ora ci concentriamo sulla crescita interna.
Recentemente Crédit Agricole ha diramato alcuni numeri interessanti sia come gruppo aggregato sia come gruppo bancario. Dei risultati molto positivi, giusto?
Stiamo parlando di oltre un billion di utili in termini di attività dell'Agricole in Italia, oltre 600 milioni per l’attività bancaria, sei milioni di clienti, sempre sempre con riferimento alle attività in Italia. Perché l'Agricole in Italia non è infatti solo gruppo bancario, ci sono l'assicurativo, il tetto al consumo, il leasing, il factoring e molto altro.
Secondo lei, perché in linea generale c'è stata una riduzione degli impieghi? È più il timore da parte degli investitori oppure effettivamente le banche sono un po' più attente?
Le banche possono essere più attente, magari in chiave anche prospettica, perché l'incremento dei tassi di interesse, per esempio, è un elemento che porterà le aziende ad avere a che fare con degli oneri finanziari che in passato non erano un punto di attenzione. Questo può impattare sulle valutazioni di rating, e su una visione che può essere di particolare attenzione al costo del credito per i vari istituti. Direi che in questa fase, però, stiamo assistendo più a una scelta di molte aziende, con riferimento all'utilizzo della liquidità, che ancora dopo gli anni Covid è ancora presente e che consente alle aziende di fare una scelta, ovvero se investire, se ritardare l'investimento o se finanziare il circolante con la liquidità che hanno. Come Crédite Agricole la crescita che vogliamo fare implica la ricerca di impieghi, masse e volumi.
La situazione è un po', diciamo complicata, ma abbiamo capito che gli imprenditori, in particolare del Nordest veronesi, sono resilienti. Non basta solo la volontà, però: serve il supporto delle banche. Come Crédit Agricole come avete accompagnato questa fase?
Il rendersi anche conto del contesto in cui ci muoviamo è forse una delle cose più complesse da fare. La capacità di adattarsi con molta rapidità al contesto che cambia è una chiave strategica che rappresenta la parte più difficile del nostro mestiere. Noi veniamo dall'esperienza del Covid per poi entrare in una fase di conflitto, e tutto questo ha un forte impatto nei confronti delle relazioni fra banca e impresa. Noi non abbiamo mai smesso di erogare credito, anzi, il nostro obiettivo è crescere, anche perché abbiamo quote di mercato che ci consentono chiaramente di avere una platea ancora molto vasta di imprenditori su cui andare a proporci.
Siete in particolare specializzati anche su alcuni prodotti del mondo vitivinicolo, un settore che sta andando bene, mi conferma?
Assolutamente sì. L’Agricole ha una struttura che a livello di base societaria conta undici milioni di soci. Nasce in Francia e poi si sposta in Italia, territori dove il mondo agroalimentare è molto forte. Sul territorio, nel mondo vitivinicolo, abbiamo ottime relazioni e tante altre che vorremmo sviluppare.