Il secondo trimestre 2023 per Confindustria
I dati dell’ultima indagine trimestrale di Confindustria Verona, diffusi a fine settembre, segnalano il secondo trimestre consecutivo con una diminuzione della produzione industriale veronese.
In un contesto di generale rallentamento, nel 2° trimestre del 2023 la produzione veronese segna una diminuzione del -2%, meno pesante della media nazionale (-3,9%) e di quella regionale (-4%). Restano in territorio negativo anche le previsioni per il terzo trimestre (-2,4%).
Incrementi più contenuti rispetto al primo trimestre per i prezzi delle materie prime che segnano +5,8% mentre quelli dei prodotti finiti seguono a +5,6%. Si mantiene consistente l’intenzione di investimento da parte degli imprenditori, quasi otto imprenditori su 10, nei prossimi 12 mesi, contano di aumentare gli investimenti o mantenerli stazionari rispetto all’anno scorso. Stabile la condizione delle aziende dei servizi.
I dati dell’export della Camera di Commercio
Con 7,8 miliardi di esportazioni nel I semestre di quest’anno Verona anche stavolta supera la media veneta (+3,2%) e nazionale (+4,2%) con un +5,9% rispetto al I semestre 2022. Il Servizio Studi e Ricerca della Camera di Commercio di Verona rileva anche un aumento del 4,3% delle importazioni, sempre nello stesso periodo, che si attestano sui 9,9 miliardi. La Germania si conferma principale sbocco delle merci scaligere con un aumento del 14%.
Il primo settore per export si conferma l’agroalimentare che pesa per il 26,7% sul totale con 1,2 miliardi di euro di alimentari (in crescita del 17,6% rispetto al I semestre 2022), 577 milioni di vino (-1,4%) e 357 di ortofrutta (+15,3%). Seguono i macchinari che pesano per il 18,6% sul totale delle esportazioni e quotano 1,5 miliardi di euro, il 12,2% in più rispetto al medesimo periodo dello scorso anno. Cresce a due cifre (+11,5%) il tessile/abbigliamento che si attesta sugli 826 milioni di euro.
Sono in flessione le calzature (238 milioni, -4,6%), il marmo (214 milioni, -9,7%), la termomeccanica (62 milioni, -9,6%) e i mobili (49 milioni, -6,2%). È stabile (+0,9%) l’export delle altre merci e servizi che pesa per il 37% per un valore di 2,9 miliardi di euro.
Il quadro nazionale
Lieve ripresa della vitalità del sistema imprenditoriale italiano nel trimestre estivo. Tra luglio e settembre il Registro delle imprese delle Camere di Commercio – sulla base di Movimprese, l’analisi trimestrale condotta da Unioncamere e InfoCamere – ha rilevato un saldo attivo di 15.407 attività economiche (+0,26% rispetto alla fine di giugno), come differenza tra 59.236 nuove iscrizioni e 43.8299 cessazioni di attività (tutti i dati sono disponibili all’indirizzo https://www.<wbr></wbr>infocamere.it/Movimprese).
In termini assoluti, il risultato del trimestre riflette una vitalità contenuta del sistema imprenditoriale: il saldo si colloca al di sotto della media degli ultimi dieci anni e i due flussi di aperture e chiusure si segnalano tra i meno brillanti del periodo.
Il segno positivo contraddistingue tutte le regioni e tutte le macro-aree del Paese, con il Lazio in evidenza per tasso di crescita sul trimestre precedente (+0,44%) grazie alla spinta di Roma (+0,5%). In termini assoluti, tuttavia, l’espansione maggiore della base imprenditoriale ha riguardato la Lombardia (+3.334 imprese pari a un tasso di crescita dello 0,35%), dove Milano realizza una performance (+0,49%) in linea con quella della capitale del Paese.
Quasi un quarto del saldo è appannaggio del settore delle costruzioni (4.213 imprese in più rispetto alla fine di giugno, pari a una crescita dello 0,5%) ma il tasso più sostenuto si segnala per le attività professionali, scientifiche e tecniche (+1,1% corrispondente a 2.597 attività in più nel trimestre). In evidenza anche le attività di alloggio e ristorazione: +2.825 unità, corrispondenti a una crescita dello 0,62% rispetto alla fine di giugno. Al palo i settori del commercio e delle attività manifatturiere, entrambi con un tasso di crescita inferiore allo 0,1% mentre (unico tra tutti i settori) finisce in campo negativo quello dell’agricoltura, silvicoltura e pesca (-0,1%).
Un’impresa su tre (19.929) nasce nella forma di società di capitale che, anche in questo trimestre, si conferma la formula organizzativa più dinamica (+0,68% il tasso di crescita, pari a un saldo tra entrate e uscite che si attesta a 12.658 unità, l’82% dell’intero saldo trimestrale). In termini assoluti, l’impresa individuale (con 35.531 iscrizioni nel trimestre) resta la principale forma organizzativa scelta dai neo-imprenditori ma, a fronte delle 31.596 chiusure rilevate nel periodo, contribuisce al bilancio trimestrale con sole 3.935 unità (pari a un tasso di crescita trimestrale del +0,13%).