Le statistiche sono state presentate ieri mattina in occasione della conferenza stampa di presentazione dell'edizione 2023 di Marmomac, fiera di riferimento a livello internazionale per la filiera tecno-marmifera in programma a Veronafiere dal 26 al 29 settembre. «Siamo molto soddisfatti di arrivare all'appuntamento con Marmomac con un dato semestrale di export ancora positivo per le nostre Imprese, dopo aver chiuso il 2023 con il nuovo record di vendite all'estero per il comparto - dichiara Flavio Marabelli, presidente onorario di CONFINDUSTRIA MARMOMACCHINE -, andrà tuttavia valutato l'andamento della domanda nei prossimi mesi. In quest'ottica la 57ª edizione della kermesse veronese rappresenta un osservatorio privilegiato per verificare le tendenze dei mercati lapidei internazionali».
Nel dettaglio, i dati relativi ai primi sei mesi del 2023 mostrano una sostanziale tenuta delle esportazioni italiane di marmi, travertini, graniti e pietre naturali in genere, che si sono confermate poco al di sotto (-2,6%) dei valori di gennaio-giugno dello scorso anno, toccando i 1.010 mln di euro. Si segnala che nell'intero 2022 le vendite complessive della nostra industria lapidea - comprendendo sia i grezzi che i lavorati - erano cresciute del 13,1% su base annua, raggiungendo il massimo storico di 2.131,8 mln. È importante inoltre sottolineare che il prezzo medio dei prodotti lapidei italiani esportati nel 1° semestre di quest'anno ha raggiunto i 962,26 euro/tonnellata, in aumento dell'11,6% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
Da un'analisi disaggregata dei dati emerge come alla lieve flessione del nostro export di materiali nella prima parte del 2023 abbia contribuito principalmente il segmento dei lavorati e semilavorati - quelli a più alto valore aggiunto, che rappresentano oltre l'80% del nostro fatturato estero -, che hanno fatto segnare una diminuzione del 3%, assestandosi a 820,4 mln. Sostanzialmente stabili invece le vendite di grezzi, che hanno raggiunto i 189,6 mln (-0,6%).
A trainare le esportazioni dei blocchi sono stati principalmente gli acquisti dalla Cina - 1° mercato per i grezzi italiani -, pari a 91,3 mln, e dall'India (2° buyer con 24,3 mln). Per quanto riguarda invece le lastre e i prodotti lavorati, la classifica dei principali mercati di destinazione vede primeggiare sempre gli Stati Uniti con 227,6 mln di import, valore pari a più di un quarto del totale del nostro export. Segue al 2° posto la Germania con 74,2 mln e al 3° si conferma la Francia con 56,1 mln. Buone indicazioni arrivano dal mercato svizzero (4° buyer a 51,6 mln) e soprattutto dagli Emirati Arabi Uniti (5°), i cui acquisti di lavorati italiani hanno raggiunto i 32,5 mln. Stabili le vendite verso il Regno Unito (6° a 28,8 mln), mentre arretrano quelle in Arabia Saudita (7° a 27 mln) e in Austria (8° a 22,1 mln). Si confermano infine in crescita due importanti mercati extra Ue come Marocco (9° a 19 mln) e Australia (10° a 18,3 mln).
Relativamente al segmento delle tecnologie, dopo il +1,7% fatto segnare lo scorso anno, la prima metà del 2023 fa registrare un'ulteriore crescita delle vendite all'estero di macchine, impianti, attrezzature e utensili per l'estrazione e la lavorazione delle pietre naturali. I dati elaborati dal CONFINDUSTRIA MARMOMACCHINE per il 1° semestre dell'anno hanno rilevato infatti un aumento del valore dell'export del 5,3% rispetto allo stesso periodo del 2022, per complessivi 556,3 mln di euro. In un contesto caratterizzato dalle ben note difficoltà legate ai forti rincari dell'energia e allo shortage della componentistica, la tenuta delle vendite all'estero - da sempre punto di forza del comparto, rappresentando circa i tre quarti del fatturato totale - conferma pertanto anche per la prima parte del 2023 la leadership italiana a livello globale.
A livello di mercati di riferimento, gli Stati Uniti si confermano il principale buyer di macchine lavorazione marmo italiane con 101,9 mln di euro di import - che valgono una quota del 18,3% sul totale dell'export settoriale -, in ulteriore aumento rispetto ai livelli record dei primi sei mesi dell'anno precedente. Si sono mantenute stabili le vendite verso la Germania, nostro 2° mercato con 30,2 mln , e si rafforza la crescita in Canada (3° con 27,5 mln). L'India si conferma sui buoni livelli del 2022 (4° con 26,9 mln), mentre tra le note negative si segnala la flessione del nostro export verso tre importanti Paesi europei come Polonia (5° con 24,3 mln), Spagna (7° con 22,8 mln) e Francia (9° con 20,9 mln). Questi cali sono stati tuttavia compensati dal deciso aumento delle vendite verso il Portogallo, che nella prima metà del 2023 si segnala tra i mercati più dinamici per le esportazioni italiane di tecnologie lapidee (6° con 23 mln), oltre che nel Regno Unito (8° con 21,5 mln) e in Turchia (10° con 20,1 mln).
«Nel complesso - sottolinea Marabelli -, con più di 3.200 aziende e 34.000 addetti, un fatturato di 4,5 miliardi di euro, un valore delle esportazioni di 3,2 miliardi, una forte propensione all’export - che si è attestato al 71,2% della produzione - e soprattutto con un saldo commerciale annuo attivo di quasi 2,8 miliardi la filiera tecno-marmifera italiana si conferma come uno tra i settori d'eccellenza dell'industria del nostro Paese».
«L’orizzonte della nostra filiera è da sempre quello internazionale e Marmomac rappresenta una vetrina promozionale di rilevanza mondiale - aggiunge il Presidente di CONFINDUSTRIA MARMOMACCHINE Federico Fraccaroli -. La nostra Associazione collabora costantemente con la fiera, come testimoniato dalla presenza a Verona di 220 Aziende associate. Inoltre, in sinergia con MAECI, ICE-Agenzia e Veronafiere, abbiamo organizzato un importante programma di incoming "formativo" di 250 buyers e architetti esteri. Marmomac sarà anche l'occasione per presentare ufficialmente il primo studio LCA (Life Cycle Assessment) del settore lapideo italiano realizzato da PNA - rete che riunisce le principali Imprese italiane, oltre a CONFINDUSTRIA MARMOMACCHINE e Veronafiere -, che ha analizzato i vantaggi in termini di sostenibilità ambientale dell'utilizzo delle pietre naturali rispetti ai materiali artificiali. Una sfida, quella "green", sempre più cruciale per la competitività del nostro settore».