«I giovani non hanno più voglia di lavorare, di fare fatica». Diciamoci la verità, ognuno di noi, guardando alle difficoltà che hanno le aziende a trovare personale, ma anche al cosiddetto fenomeno della “great resignation”, ha pensato almeno una volta negli ultimi due anni a questa affermazione.
A balzare all’occhio, in particolare, proprio il fenomeno delle dimissioni volontarie dal lavoro: nato negli Stati Uniti, si sta consolidando e ampliando anche nel nostro Paese. Secondo i più recenti dati trimestrali sulle comunicazioni obbligatorie al Ministero del Lavoro, 1,6 milioni di italiani (giovani e meno giovani) hanno rassegnato le proprie dimissioni nei primi nove mesi del 2022, con una crescita del 22% rispetto allo stesso periodo del 2021, quando ne erano state registrate più di 1,3 milioni.
Tra le cause più gettonate ci sarebbe uno stile di vita che è profondamente cambiato a seguito della pandemia: priorità, speranze, obiettivi e comportamenti economici e sociali modificati in modo radicale.
Come fare allora per invertire il trend? Secondo gli esperti occorre oggi un approccio “olistico”: rivedere le condizioni di salario minimo, di istruzione e formazione, delle politiche attive del lavoro, di innalzamento dei livelli salariali, dei servizi alle persone e welfare universalistici.
A mio avviso c’è molto di più. C’è chi deve dare di più, a partire proprio dalla politica. Io, figlio di due operai, ho visto nei miei genitori come il desiderio di lavorare, di fare straordinari, di “fare fatica” era proporzionato e commisurato a un ritorno economico che, seppur modesto in senso assoluto, aveva un grosso potere in senso relativo. Con due stipendi da dipendenti potevano senza grossi affanni o patemi d’animo, fare progetti, pensare all’acquisto della prima casa, di avere uno o più figli…in generale, di fare progetti a lungo termine e rincorrere sogni o desideri.
Questi orizzonti sono stati parzialmente oscurati oggi. I nostri ragazzi viaggiano a vista, preferiscono vivere il presente in una situazione di totale incertezza per quel che riguarda il futuro. Di fronte a uno scenario mancante, preferiscono proseguire una ricerca orizzontale più che verticale.
Vanno giustificati? Non del tutto, ma non sottovalutiamo le nostre responsabilità, di noi adulti. Iniziamo a restituire loro ciò che gli abbiamo tolto, forse qualche cambiamento lo vedremo.