Non c’è pace per il Superbonus 110%. Accolto due anni fa come uno strumento salvifico e straordinariamente entusiasmante, sia per le famiglie con patrimoni immobiliari obsoleti sia per le imprese edili dagli affari stagnanti, questa misura di incentivazione introdotta per la prima volta il 19 maggio 2020 dal governo Conte si sta trasformando per molti in una chimera e per altri ancora in un incubo.
L’ultima modifica in ordine cronologico è quella introdotta dal Governo Meloni nel cosiddetto DL Quater, in cui il Superbonus passa dal 110% al 90% nel 2023. Per ottenere il massimo beneficio, quindi, bisogna iniziare i lavori prima dell’entrata in vigore del decreto, dopodiché ci si deve accontentare di una percentuale inferiore, che significa però mettere mano in ogni caso al portafoglio. E pensiamo a quei condomini dove ci sono famiglie fragili che quei soldi non li hanno.
Ma il vero scoglio è il blocco della cessione dei crediti. Secondo una stima di CNA nazionale, in questa partita sarebbero 60.000 le imprese italiane coinvolte, 150.000 cantieri bloccati, 1.500.000 persone interessate, 100 miliardi di euro bloccati nei cassetti fiscali, 1.000.000 di posti di lavoro a rischio.
Inoltre, secondo la relazione della Commissione Parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario, fondata sui dati comunicati dagli 11 principali istituti privati oltre alle Partecipate di Stato CDP e Poste Italiane Spa sarebbero 30 i miliardi liquidati e 47 quelli non ancora liquidati (il Centro Studi della Class Action Nazionale Edilizia stima ci vogliano tre anni e mezzo), ma con impegni presi in carico, 4 miliardi in teoria quelli utilizzati per successive acquisizioni.
Numeri impressionanti attorno ai quali non si è mai voluto avere un atteggiamento di serietà e di rispetto, da parte della politica, per le imprese e per le famiglie. Mancati controlli che hanno dato adito alla speculazione più bieca; norme incerte e cambiante in corsa che hanno paralizzato il sistema bancario; comunicazioni incomplete o parziali che hanno generato caos nel settore delle costruzioni e messo in ulteriore agitazione le già agitate assemblee condominiali.
Ancora una volta abbiamo dimostrato di non essere un Paese serio, che fonda la sua idea di sviluppo futuro su regole chiare e, soprattutto, certe. Abbiamo perso una grande occasione di dimostrare di essere cresciuti, di essere finalmente maturi.
E quel che è peggio è che presto arriverà il conto di tutto questo, e come sempre, a vincere, sarà lo scarica barile.