E’ in corso la vendemmia 2022 e dalle prime stime sarà un’annata soddisfacente con un prodotto finito di buona qualità. Secondo le previsioni dell’Osservatorio Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini, presentate ieri al Mipaaf, la siccità e il caldo record di quest’anno non hanno compromesso i vigneti italiani (il 2022 è l’anno più siccitoso dal 1800 ad oggi). Uve di qualità in linea con la media delle ultime annate.
Secondo i dati presentati ieri al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali alla presenza del ministro e del sottosegretario alle Politiche agricole, Stefano Patuanelli e Gian Marco Centinaio, la produzione 2022 dovrebbe infatti attestarsi intorno ai 50,27 milioni di ettolitri di vino, la stessa quantità dello scorso anno (50,23 milioni di ettolitri di vino il dato Agea 2021) e a +3% rispetto alla media del quinquennio 2017-2021. Rimane cruciale l’andamento meteorologico delle prossime settimane: condizioni climatiche favorevoli alla maturazione delle uve potrebbero infatti far virare le stime in segno positivo.
Il Veneto
Per ora, la classifica delle produzioni regionali resta stabile: il Veneto si conferma in vetta con 11,5 milioni di ettolitri. Produce da solo oltre 1/5 del vino italiano. Tuttavia, è prevista per quest’anno una leggera flessione di produzione stimata intorno al -3%. Dal punto di vista della qualità, “buone” le attese per le etichette venete e lombarde; asticella più alta, invece, nel resto d’Italia soprattutto in in Trentino Alto Adige e Sicilia dove ci si aspetta una qualità “eccellente”.
Le voci degli esperti
Secondo Fabio Del Bravo, responsabile Direzione Servizi per lo Sviluppo Rurale Ismea: «In termini di mercati l’Italia ha chiuso la campagna 21/22 con rialzi dei listini soprattutto nei vini al vertice della piramide qualitativa. Le prime battute della nuova campagna delineano uno scenario ancora incerto dove a pesare sono le molte incognite legate anche alle tensioni sui costi e alla logistica, che già lo sorso anno avevano creato preoccupazioni. I buoni risultati produttivi stimati, a dispetto dei timori estivi sulla siccità, fanno sì che ci sarà prodotto di qualità. Sul fronte estero la domanda sembra tenere seppur non con i brillanti risultati del 2021; su quella interna si evidenzia qualche segnale di cedimento negli acquisti presso la distribuzione moderna anche se si deve considerare il recupero del “fuori casa».
«La vendemmia in corso ci sta consegnando una qualità delle uve che va da buona a ottima – ha dichiarato Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi -. Molto dipende dalle aree di riferimento, mai come in questa stagione il giudizio quanti-qualitativo è totalmente a macchia di leopardo. Questo è dovuto a un clima estremo che ha condizionato la primavera-estate. Per fortuna, a fine agosto, sono arrivato le piogge che non hanno procurato danni concedendo alla vite la ripresa vegetativa. Oggi più che mai sono fondamentali scienza e ricerca nella viticoltura e in cantina. Da qui alla fine di settembre confidiamo in un tempo soleggiato, caldo il giusto e magari accompagnato da una leggera brezza, così che le uve ancora da raccogliere possano arrivare alla perfetta maturazione così da andare a produrre vini capaci di imporsi ancora una volta sugli scenari enologici nazionali e internazionali».
Anche il presidente di Unione italiana vini, Lamberto Frescobaldi ripone buone speranze nella vendemmia 2022 e si congratula con le imprese vitivinicole per l’impegno e il lavoro che stanno svolgendo: «La partita non termina con la vendemmia, perché specie in una fase congiunturale così delicata emerge sempre più la consapevolezza che si possa e si debba fare meglio sul fronte del valore del nostro vino. Il tanto declamato record produttivo non è infatti una condizione sufficiente per generare ricchezza: le “rese valoriali” del vigneto Italia – secondo un’analisi realizzata dall’Osservatorio Uiv – registrano performance nettamente inferiori rispetto a quelle francesi, che segna una redditività tripla per ogni ettaro coltivato (16,6mila euro vs 6 mila) e per ogni ettolitro prodotto (294 vs 82 euro). Serve fare ancora strada per garantire una remuneratività pari alla qualità prodotta, con un percorso che parta da un governo del settore più razionale: dobbiamo ambire a scrivere una vera carta dei territori con indicatori e regole di filiera».
Mercato: il primo semestre dell’export tricolore
Con la vendemmia 2022 l’Italia del vino mantiene il primato produttivo mentre quello del fatturato rimane in casa francese. Sul fronte del mercato, secondo le ultime elaborazioni su base Istat, l’Italia ha chiuso il primo semestre con il record in valore di 3,8 miliardi di euro (+13,5% sul pari periodo 2021) mentre è piatto il trend dei volumi esportati: +0,4%. I fermi e frizzanti imbottigliati segnano un +10,3% in valore ma cedono in volume l’1,2%. Inarrestabile la performance del comparto spumanti, che nella prima parte dell’anno sfiorano il miliardo di euro in valore (+25,5%), con i volumi a +10,6%. In netta crescita – soprattutto per effetto dell’inflazione – il prezzo medio che sale del 13,1% e addirittura di quasi il 18% negli Stati Uniti, il cui mercato è tenuto in piedi anche dal dollaro forte. Nel primo buyer al mondo la crescita tricolore in valore è infatti del 13,3%, con i volumi in contrazione del 3,8%.