Immagino che per voi docenti il rientro in aula dopo le vacanze natalizie sia stata un'ennesima prova di forza, giusto?
Effettivamente è molto difficile gestire la situazione, anche perché ci sono stati molti contagi durante le vacanze di Natale. Al rientro in classe avevamo già quattro o cinque studenti che erano già comunque a casa per Covid, quindi abbiamo dovuto attivare la procedura per la DAD. C’è un grande lavoro dietro, le normative sono spesso farraginose e complesse. Il ministero non ha capito che anche per i docenti è una situazione impegnativa. Quello che facciamo è un grandissimo sforzo. Certo, la tecnologia aiuta anche nella didattica ma limita noi docenti, soprattutto nelle spiegazioni. Spesso c’è poi difficoltà di connessione da parte dei ragazzi.
Come sono cambiati i ragazzi in questi ultimi due anni?
Personalmente li vedo abbastanza demotivati. Li vedo contenti di stare in classe e fare la didattica in presenza, però questi due anni - come dice il professor Galimberti - hanno portato anche un nichilismo nei ragazzi. Percepisco una mancanza di interesse e di applicazione. Sono un po’ spenti, sono stanchi e stufi. È un peccato perché questa l'età dove invece si interviene di più, dove c'è un arricchimento culturale.
Ci sono difficoltà anche per i docenti, magari purtroppo in quarantena, nel garantire l'insegnamento? Dopotutto, numeri alla mano, mancano anche i supplenti.
Ci sono classi con supplenti che purtroppo non possono garantire continuità nella didattica e nel metodo di insegnamento. Il Servizio Igiene della Sanità Pubblica non risponde anche alle richieste, quindi spesso la burocrazia è spesso bloccata. Non è un bel momento per la scuola.
Negli ultimi due anni abbiamo visto quanto centrale sia la scuola nella società. Pensare di ripensare questa istituzione, finita la pandemia, è fattibile o è utopistico?
La scuola certamente è centrale; purtroppo però tutti i governi che si alternano non riescono a capire che occorre veramente riuscire a fare una riforma concreta. Occorrerebbe investire sul personale docente, formare classi più piccole, mettere nelle condizioni di garantire un rapporto differente tra docenti e allievi. Siamo un po’ l'ultima ruota del carro da sempre. Bisogna far capire inoltre alle famiglie che la scuola non è un parcheggio e noi non siamo i babysitter dei ragazzi.
Immagino anche la tensione psicologica che dovete sobbarcarvi, a fronte dell’incremento dei contagi soprattutto tra i giovani...
Sì, ma non solo. Non è facile fare lezione con le mascherine. Il linguaggio e la prossimità con i ragazzi è fondamentale, con i dispositivi di protezione è spesso difficile farsi capire e capirli. Le porte e le finestre aperte, i ragazzi che hanno freddo, le macchinette della merenda che non sono più utilizzabili… per noi e per i ragazzi diventa una situazione frustrante.
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