Verona ha conosciuto, dal lontano 1300, circa quattordici contagi o infezioni, compresa, quindi, l’influenza mortale, detta “spagnola”, che ha infierito sulla popolazione italiana, negli anni 1918-1920. Nel 1405, i veronesi, non sopportando il caos creatosi, con il venire meno della signoria scaligera, offrirono le chiavi di Verona a Venezia, che, ovviamente, portò, nell’ex città scaligera, che ritrovò pace e ordine, propri amministratori e propri regolamenti, anche nel settore della salute pubblica. In tale quadro e essendo ricorrenti contagi e peste, l’amministrazione veneziana introdusse la cosiddetta “Fede di Sanità”, che veniva rilasciata, come certificato ufficiale del Repubblica, a chi doveva recarsi fuori confine. Il certificato –completato, con in dati esatti del portatore/dei portatori – era emesso dai “Provisores Sanitatis Veronae”, ossia, dai Provveditori alla pubblica Sanità di Verona, e confermava, anzitutto, che il titolare/i titolari del documento, al momento dell’emissione dello stesso, provenivano da una zona di Verona “libera – per grazia di Dio – da ogni sospetto di contagio”… Una Serenissima, dunque – per il suo tempo – bene organizzata e dai servizi molto efficienti.
Pierantonio Braggio