Sono queste alcune delle domande che mi espongono i tanti piccoli e grandi imprenditori che incontro o che scrivono al giornale in questi giorni. C'è chi si ribella a questa situazione e scende in piazza; c'è che chi non si accontenta e spacca quello che trova; invece c'è chi cerca di restare fedele alle sue abitudini, c'è chi si reca al lavoro per contribuire a tenere in piedi una società complessa e complicata come la nostra, infine c'è chi subisce passivo in casa o altrove, aspettando il salvataggio o che passi la buriana.
Cosa possiamo dire ai nostri lettori? Non parlerò ovviamente di sanità che non è il mio mestiere e cercherò di stare il più conciso possibile stante la complessità delle argomentazioni affrontando il tema dal punto di vista dell'impresa veronese.
Fino ad ora abbiamo visto che questo virus colpisce economicamente soprattutto le società complesse e socialmente strutturate come quelle occidentali dove l'attenzione alla qualità della vita è fortissima e le aspettative altrettanto. Questi modelli sono in crisi ma tengono, per cui non vanno abbandonati ma adattati o rivestiti di innovazione. Nel veronese le imprese stanno ancora lavorando e fornendo tanto materie prime quanto servizi.
Le nostre aziende son prevalentemente piccole aziende, legate al tessuto economico le une con le altre, una rete di lavoro, un distretto mercantile, con una decisa propensione all'esportazione. Il virus ha inciso sugli scambi commerciali internazionali e intra-regione. Questo ha comportato un calo deciso dei fatturati non ovunque e non con la stessa intensità. Alcuni settori, la maggior parte, sono ancora in buono stato, altri sono in piedi un po' malconci. In genere le aziende hanno avuto qualche segnale che lo Stato esiste non solo come entità impositiva. In certi casi le aziende ed i cittadini sono state, in parte, ristorate da interventi governativi tardivi, parziali, spesso inefficaci, intempestivi e che non sono per nulla commisurati alla situazione di belligeranza contro il virus che tutti stanno cercando di gestire. La colpa principale, per me, è della mentalità di chi ci governa, non adatta a valorizzare le imprese e della politica di corto respiro che da decenni viviamo. Il virus c'è e ci sarà , forse, per sempre, per cui prima o poi tutti lo incontreremo e tutti dovremo combattere convivendoci. L'alternativa è la Luna la non c'è , dove ci sarà pure l'acqua ma ci son o anche altri problemi. Non essendo questo un tema seriamente affrontabile, cosa possiamo dire ai nostri lettori che non abbiano già sentito e che abbia un po' di buon senso?
La stagione della virulenza passerà, con i vaccini o senza. I governanti italici , che rappresentano una casta ben più diffusa di quello che appare bloccano i cambiamenti agevolati in questo dalla costruzione politica costituzionale derivante dalla fine della seconda guerra mondiale dove imperava il comunismo , battuto dalla Storia ma ben inserito nei gangli italiani. Con questa costituzione non saremo mai adatti a gestire problematiche come queste, Se a questo aggiungiamo anche degli errori legati alla novità della vicenda, era necessaria avere grande condivisione. Invece il GOvenro attuale impreparato e incerto politicamente, dopo aver fatto altri disastri senza avere il necessario consenso della gente, riuscirà a coprire le magagne principali, scandando i conflitti sociali anche minori, e addebitando al futuro gli errori di questi mesi. Fra cinquant'anni e più i giovani avranno ancora da “pensare” a queste vicende. Questo malcostume non è solo italiano, tante Nazioni uniscono popoli poco coesi in cui la politica cerca il consenso a breve. E finora questo ha consentito una pace generale, con piccoli focolai e scoppietti di protesta qua e là.
Ma torniamo ai temi strettamente economici. Le imprese di base ( agricole e di servizi primari) dovranno concentrarsi sulla produzione, utilizzando ancor di più le tecnologie per produrre e per vendere, sapendo che i loro primi clienti saranno i loro “vicini di casa” europei e che la qualità del prodotto premierà sempre, se verranno tutelate a dovere. Credo che la riduzione degli scambi internazionali e della ricchezza, creerà altre problematiche a livello sociale dove i più forti strutturalmente (come idee e qualità del prodotto) riusciranno a resistere prima, per prevalere poi. Dopo un certo avvitamento nella crisi ( inverno 20/21) si potrà ripartire da qualche punto di forza interno o esterno: immagino spinte monetarie (immateriali) ma anche tecnologiche e umane (reali).
Le imprese veronesi che godono ancora di un tessuto sociale abbastanza compatto, e mi riferisco soprattutto alle piccole realtà, dovranno aprirsi nuovi varchi nel commercio mondiale con prodotti di alta qualità ed in questo dovranno ottenere il sostegno dello Stato e degli enti politici di riferimento. La tutela di certe posizioni di privilegio o di rendita, di enti ed aziende, dovrà essere temporaneamente ridotta , contenuta, a favore della ripresa. La Cina con tutti i suoi problemi di democrazia è l'unica economia che ha già superato la fase di covid, anche rivolgendosi al grandissimo mercato interno. E' chiaro che il consumismo non potrà essere la sola via della ripresa ma i numeri per certe produzioni contano. Ed allora, dopo aver inseguito, per anni, finte crisi suggerite da un sistema economico mondiale che stava spostando ricchezze e persone a seconda di interessi che puntavano al controllo globale e che da noi hanno imposto tagli su tagli al sistema portante del Paese ( scuole, sanità, infrastrutture, ecc), occorre tornare a fare, a ristrutturare ed a valorizzare quanto c'è. Occorre innovare l'esistente, senza scartarlo a priori, anche se al momento pare non economicamente rilevante. Abbiamo ancora nel veronese scienza e cultura d'impresa a sufficienza. I soldi di carta e quelli veri girano ancora, l'importante è che non girino a vuoto o fuori dal sistema economico che li ha prodotti. E ricordiamo, a tutti, che pecunia non olet. Anche questo un grave errore di valutazione di un certo sistema veronese di potere piegato supinamente al potere immanente. A forza di tutele e di protezioni abbiamo un Paese ingessato, incapace di reagire al “misero” virus influenzale. La BCE continua a buttare soldi da macero nei posti sbagliati ma con i complimenti dei nostri governanti. Forse ora ci si accorgerà che non sono le banche a produrre la ricchezza del paese. Esse sono un volano, ma son intermediari che agevolano, aiutano ma non producono. I soldi della BCE all'imprenditore responsabile, e non dalle banche allo Stato. A Verona questo problema non c'è più, la finanza che conta non c'è più, perchè diverse importanti figure, che hanno occupato ruoli istituzionali in questi ultimi anni, hanno lasciato andare il sistema territoriale finanziario riducendolo ai minimi termini. Solo una decina di anni fa si pensava al Polo finanziario, grande intuizione da noi sostentua, fragorosamente franta dietro misere diatribe personali, Ora non c'è più niente da spartire prima c'era tutto. Abbiamo però, ancora le risorse prìncipi: l'agricoltura, l'industria agroalimentare, il tessuto tecnico-meccanico, il turismo. Tesori che nessun virus potrà portarci via e qualche altra eccellenza. Dobbiamo temere solo chi ci governa . A costoro ribadisco che occorre efficentare il sistema degli scambi internazionali e locali potenziando le infrastrutture, come la TAV e l'aereoporto, ed i servizi connessi, ad esempio il sistema fieristico in cui abbiamo dimostrato di avere degli uomini bravissimi. Bisogna sostenere le imprese meccaniche e la tecnologia che le fa progredire; dobbiamo incentivare il turismo di qualità che da noi raggiunge livelli di eccellenza inimmaginabile ( tanto per questioni enogastronomiche quanto per le beltà storico paesaggistiche). Dobbiamo porre attenzione alla qualità dell'ambiente e dell'aria e dell'acqua che ancora resiste ma non per molti anni. Il tutto in un tessuto sociale ancora non pervaso da conflitti pericolosi come si vede in altre città ed in altri Paesi.
La Regione del Veneto ed il veronese ha saputo integrare abbastanza bene le ondate immigratorie indiscriminate che certi governi hanno permesso, per accontentare loschi figuri che speculavano su queste miserie umane, ma il sistema è ancora in grado di dare sicurezza e tranquillità. Preciso che con sostegno ed incentivi, mi riferisco a soldi, ma soprattutto a maggior libertà di mercati, meno burocrazia e più responsabilità diretta a chi opera.
Oggi, le manovre di rilancio fiscale (meno tasse, meno contributi), saranno efficaci se perdureranno e non saranno bloccate da infiniti lacci burocratici o legislativi per paura di corruzione o altri reati minori. I risultati si vedranno probabilmente dopo la prossima estate con i vaccini miracolosamwnte operativi e per vedere meno paura sui media ( per governare?) e riprendere la voglia di vivere. Ciò aumenterà la voglia di spendere, e soprattutto di spendere in qualità, movimentando i miliardi ancora nascosti in giro per il mondo. Per allora dovremmo essere pronti ad abbandonare, non i princìpi civili ai quali siamo abituati, ma ad alcune procedure operative dando dignità a chi opera. Chi non prende il treno della ripresa resterà fermo in stazione e per un po' si sentirà sicuro poi sarà alle mercè di chi invece ha rischiato ed è ripartito. Non possiamo restare e gridare nel deserto! Possiamo ancora farcela? Io credo di si, cambiando di molto la posizione culturale verso le imprese e verso chi fa ricerca come gli imprenditori.
Attenzione però, un mostro economico si sta avvicinando, e prima o poi scoppierà. E' l'inflazione, dovuta alla massa di debito accumulato in pochissimi anni ( solo quest'anno si parla di 3/400 mld di euro). Tutto denaro virtuale non legato alla ricchezza prodotta. L'iperinflazione sconvolgerà le abitudini, colpèirà i redditi fissi come le pensioni, e spingerà verso i beni reali. A fianco a questo mostro che prima o poi scoppierà, dovremmo prevedere misure per non espellere dal mercato le imprese minori ma utili, che non sapranno gestire questo tsunami; questi piccoli imprenditori sono necessari per la democrazia e per la rete di imprese anche più grandi che il mercato mondiale ci farà incontrare.
Sommario
ECONOMIA VERONESE e VENETA | 25 gennaio 2021, 18:40
ECONOMIA E INVESTIMENTI. Le imprese veronesi ed il CO.VI.D-19. Breve analisi e parchi suggerimenti.
Quanto durerà questa situazione? Come ne usciranno le imprese ed il tessuto economico veronese ed italiano? Ce la faremo a superare questa crisi ed a quali condizioni?
In Breve
martedì 23 febbraio
(h. 23:15)
(h. 20:42)
lunedì 22 febbraio
(h. 21:55)
Giornata nazionale di mobilitazione delle lavoratrici e lavoratori dello spettacolo e della cultura.
(h. 21:41)
domenica 21 febbraio
sabato 20 febbraio
(h. 23:34)